
Bimbi che dormono a intermittenza, scambiano il giorno per la notte, non vogliono lasciare il lettone…come comportarci davanti a questi problemi?
Come sempre ci viene in aiuto la nostra Dottoressa Terri, la psicologa amica dei bambini.
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Il momento della nanna è sempre molto delicato e ogni bambino ha una storia a sé.
Se dovessi pensare a me da piccola (e sono così pure da grande) si vocifera che stessi sveglia tutto il giorno in totale attività e la notte dormissi tranquillamente senza rompere le scatole.
Se chiedessi a Alessandra sicuramente avrebbe da raccontare la sua esperienza e come lei così ognuno di voi.
Questo per dirvi che, ogni bambino è a sé, non nasce con il ritmo circadiano di un adulto, ma ha il suo, diverso da nostro, e osservare qual è e in quale modalità si manifesta potrebbe esservi di grande aiuto, tranquilli non vi chiederò di monitorare il vostro bimbo tutta la notte, ma solo di prestare un pò di attenzione.
Agli inizi i ritmi di veglia e sonno di un neonato si protraggono lungo il giorno e la notte senza distinzione, per poi organizzarsi in una serie di pisolini diurni e un sonno notturno più lungo.
Come fare a capire dunque quando è il momento giusto per metterlo a letto?
Per aiutarvi potrebbe esservi utile, osservarlo, riconoscendo il momento giusto, imparando a capire le fasi dell’addormentamento (i primi segnali di stanchezza: sbadigli, tirarsi le orecchie, grattarsi il viso, inarcare la schiena…) distinguendole dal momento in cui assume uno sguardo fisso e inizia a abbandonarsi alla sua stanchezza, sarà quello il momento in cui sarà pronto per lasciarsi andare al sonno.
Sembra complicato vero? Vi assicuro che non lo è basta solo un’osservazione attenta.

Il rischio/errore più frequente è quello di non accorgersi di questi segnali spontanei, ed esaurire le energie il bambino, portandolo oltre la sua soglia di stanchezza, facendolo diventare nervoso e intrattabile, esattamente come succede a noi quando siamo troppo stanchi.
Come dice la dott.ssa Grazia Honegger Fresco, allieva di Maria Montessori, “una giornata buona predispone a un buon sonno” e niente mi sembra più veritiero.
Il bambino non dovrebbe stancarsi troppo durante il giorno. Portarlo da una parte all’altra, farlo giocare in continuazione, parlargli continuamente, farlo stare in ambienti caotici, rende il piccolo iperstimolato e nervoso.
Un neonato, per essere sereno, ha bisogno di passare del tempo con se stesso, deve conoscersi anche e soprattutto attraverso giochini ripetitivi come aprire e chiudere la manina.
Se invece viene sballottato tutto il giorno, portato da un ambiente all’altro, confuso da stimoli eccessivi è inevitabile sarà agitato e addirittura stressato, tanto che alla sera farà fatica ad addormentarsi.
Bisognerebbe perciò avere una routine più tranquilla e giornate meno caotiche.
Abbiamo già parlato dell’importanza dei rituali, ebbene il rituale della nanna è fondamentale.
Mantenere un orario fisso per la messa a letto; eseguire sempre gli stessi gesti: igiene personale, pigiama, pulizia dei denti; proporre attività di rilassamento per il bambino come il massaggio infantile e la lettura della buonanotte; l’adozione di un oggetto transizionale rendono il bambino più sicuro e sereno.

Il bambino ha bisogno di un binario sicuro sul quale procedere, chiedere a un bambino: “ti va di andare a nanna?” significa dare un’immagine di genitore insicuro che rende il bambino a sua volta insicuro.
Compito del genitore è decidere per il bene del piccolo.
Se al momento di andare a dormire, si dice tranquillamente “Ora è il momento della nanna”, il bambino percepirà che si tratta della inevitabilità delle cose che vanno fatte quotidianamente e questo gli trasmetterà tranquillità.
Avere modi garbati ma fermi, senza scelte alternative, dà pace al bambino.
E se si sveglia di notte?
I risvegli notturni di un bambino devono essere considerati un fatto assolutamente normale, che può durare fino ai cinque anni.
In particolare tra l’8° mese e i tre anni il piccolo sviluppa la cosiddetta ansia da separazione.
L’istinto naturale del piccolo cerca la vicinanza della madre, anche di notte. Quindi in questo periodo la risposta “sensibile” della madre al pianto del bambino, contribuisce a creare in lui la fiducia verso la mamma. E questo è alla base dello sviluppo del senso di sicurezza interiore e di un attaccamento sicuro.
Le neomamme non devono farsi prendere dall’ansia, ma cercare una tranquilla serenità.
La ripetitività è il mezzo migliore per dare al piccolo quel quieto conforto che previene ogni timore di abbandono, pertanto, non prendetelo subito in braccio, non accendete la luce né portatelo in soggiorno, ma ripetete nell’oscurità naturale della casa gli stessi gesti, parlate poco e a bassa voce.
La ripetitività è il mezzo migliore per dare al piccolo quel quieto conforto che previene ogni timore di abbandono, pertanto, non prendetelo subito in braccio, non accendete la luce né portatelo in soggiorno, ma ripetete nell’oscurità naturale della casa gli stessi gesti, parlate poco e a bassa voce.
Man mano che il bimbo crescerà, svilupperà anche la sua naturale alternanza di sonno e veglia: raggiungere la maturità anche nel sonno è un processo biologico, abbiate pazienza.
Fabio Mosca, primario di Neonatologia della clinica Mangiagalli di Milano, spinge a prendere in considerazioni altre questioni:
«Più che sull’addestramento al sonno bisogna concentrarsi sulle regole per il sonno sicuro, troppo spesso trascurate non solo dai genitori, ma anche da molti siti Internet sul tema».
Attenzione, dunque, alla posizione del bimbo (che dev’essere rigorosamente a pancia in su), al materasso duro, al cuscino antisoffocamento, alla temperatura (non superiore ai 18-20 gradi) e a non metterli a letto troppo coperti.

Rimanendo in ambito di prevenzione, seguendo la raccomandazione formulata dall’Accademia Americana di Pediatria per la prevenzione della morte in culla, SIDS, il bambino dovrebbe essere messo in un’altra stanza solo a partire da un anno di età.
Ora non entro nel merito del vicino a voi nella culla o nel lettino accanto, perché non sono qui per esprimere i miei punti di vista, tuttavia è importante sapere che sarebbe opportuno farlo dormire accanto a voi almeno fino all’anno d’età.
Alcune ricerche hanno dimostrato che il bambino che dorme con la mamma ha un sonno più superficiale rispetto a quando dorme da solo. E il sonno leggero rende il lattante più pronto a reagire a eventuali problemi, come rigurgito, coperta sulla faccia, ostruzione nasale…
Quindi un sonno troppo profondo non sempre è il sonno migliore per il bambino.
Lo so vi ho impensierito e me ne dispiaccio, ma il modo migliore per rimanere sereni è prevenire e conoscere è l’informazione è il modo migliore.
Questo non vuol dire che qualche volta il piccolo non possa dormire senza i genitori e che questi ultimi debbano privarsi della loro libertà e autonomia, tutt’altro, i nonni, gli zii o le persone per voi fidate, potranno essere dei grandi collaboratori a patto che imparino a considerare il pianto non un capriccio, non un dispetto ma un linguaggio, l’unico in cui i vostri bimbi possono comunicare, che accettino le vostre regole/metodi che con fatica avete sperimentato e affinato creando con lui/lei un momento consuetudinario di relax coccole e benessere.
Hai trovato spunti e consigli utili? se vuoi approfondire l’argomento con la Dottoressa Mainiero qui trovi i suoi contatti; e se hai un argomento che ti sta a cuore e ti piacerebbe che ne parlassimo nel prossimo post, lascia un commento! I tuoi suggerimenti per noi sono preziosi:)
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